Sentimenti

Quanto incidono i modelli familiari nella scelta del proprio compagno?

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ARIELA BOZZAOTRA

Traslando un vecchio proverbio si potrebbe dire: “dimmi di chi sei figlio e ti dirò chi sei”. Visto il forte legame tra madri e figli, è quasi inevitabile che l’imprinting subito dal modello materno in termini di comportamento e scelte fatte, influenzi tutto il corso della nostra vita. Non è un caso, infatti, che i figli di donne fredde, avare di effusioni, imprigionate in una sorta di “freezing” emotivo, aride di sentimenti, diventino a loro volta degli adulti dal comportamento freddo, non sempre incapaci di amare, ma sempre di dimostrare il proprio amore e le proprie emozioni con effetti evidentemente devastanti sul proprio partner e sugli altri. Le esperienze di vita hanno tristemente rivelato donne che reiterano gli errori delle madri nel relazionarsi agli uomini. Donne ingabbiate in rapporti poco soddisfacenti e al limite dell’infelicità sono per lo più figlie di madri altrettanto infelici, perché a loro tempo incapaci di scegliere il proprio marito secondo le proprie inclinazioni e le proprie esigenze affettive, di cui erano del tutto inconsapevoli. Spesso la giovane età, unitamente ad inesperienza e a modelli familiari distorti e ingombranti fanno sì che si venga scelte passivamente dagli uomini sbagliati, che il più delle volte si rivelano uguali ai propri padri: uomini deboli, incapaci di dimostrare amore, apparentemente aridi, egoisti e avari, freddi calcolatori privi di passione e pathos, non motivati a relazionarsi agli altri e a mettersi in discussione, nati stanchi e precocemente invecchiati. Uomini del genere spengono le compagne lentamente risucchiando tutte le loro energie in un lento stillicidio. Le vittime incolpevoli di rapporti del genere, per lo più donne, a volte anche uomini innamorati della donna sbagliata, possono scegliere di portare avanti il fardello della propria esistenza come se fosse capitata loro in sorte o interrompere quel circolo vizioso, prendendo coscienza di sé e delle proprie esigenze mortificate nel tempo e riappropriandosi della propria vita. Riaprire gli occhi su se stessi e sul mondo, acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e fiducia in se stessi, non sono traguardi che si raggiungono repentinamente, bensì frutto di un lento e doloroso cambiamento interiore, che passa attraverso umiliazioni, sudditanza psicologica, controllo di sé da parte dell’altro in un becero gioco di vittima e carnefice perpetrato per anni. Riuscire a liberarsi dalle insane catene psicologiche imposte dal proprio partner è un punto di partenza imprescindibile per voltare pagina e riaprirsi alla vita con uno spirito diverso, assaporando il piacere di sentirsi liberi e di decidere autonomamente. Nessuno ha il diritto di cambiare la nostra indole, né i modelli familiari né il proprio compagno, perché solo seguendo il nostro naturale modo di essere possiamo essere veramente felici.

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