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Coronavirus, tre consigli per non cadere nella psicosi

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n situazioni di calamità traumatiche – come possono esserlo o un terremoto o un virus che non conosciamo – può capitare, a livello collettivo, di perdere il senso della misura e di vivere un atteggiamento psicotico. Si tratta di un disturbo grave del pensiero – descritto nella nosografia psichiatrica – che non consente di percepire il reale per quello che è. Le situazioni vengono percepite in base alle paure e in base allo stato d’animo in cui ci si trova in quel momento, a volte molto alterato. E’ ovvio, che l’epidemia di coronavirus in Italia crei allarme; c’è una richiesta – sia da parte dello Stato, dai medici, ma anche da parte dei civili – di prudenza. A incorrere in questo disturbo del pensiero sono soprattutto persone di una certa fragilità.

Cosa è importante fare? Primo, non “ascoltare” il disturbo del pensiero; secondo: affidarsi alle prescrizioni mediche, fare riferimento solo ai consigli che in questo momento la medicina, che è d’eccellenza in Italia, sta dispensando; terzo: trasformare il panico e la paura in prudenza. Questo non vuol dire non uscire di casa, non andare al lavoro, ma significa imparare a conoscere il virus ed evitare i contatti molti diretti con le persone. Questo però non deve togliere a nessuno il piacere o il bisogno di andare al lavoro o di fare quello che normalmente fa, se stiamo parlando di un individuo sano. In caso ci fossero dei sintomi sospetti o si percepisse un disturbo, la procedura da seguire è quella di chiamare il medico di base o la guardia medica.

La psicosi, in parte è generata anche dall’eccessiva informazione: noi abbiamo bisogno di dati che il nostro cervello deve elaborare. Se 24 ore su 24 parliamo sempre e soltanto della stessa cosa, alla fine un’alterazione è naturale. Certamente è importante fornire notiizie aggiornate ai cittadini, ma bisogna concedere loro del tempo per assimilare i fatti. I media, purtroppo, hanno cavalcato l’onda per qualche click in più o per aumentare l’audience, insomma i soliti motivi che non hanno nulla a che fare con la scienza, ma con l’economia. Per quel che riguarda l’epidemia di coronavirus, le persone hanno subito una sovraesposizionetroppe trasmissioni con lo stesso argomento, sempre e comunque, che non hanno consentito la distrazione e l’assimilazione del problema. La paura, così, ha preso il sopravvento con scene addirittura comiche: in città dove non si è verificato neanche un caso di contagio, le persone hanno assaltato i supermercati come se fossimo in tempo di guerra. Avere casa piena di cibo non serve a combattere il virus. Bisogna trasformare il controllo in prudenza; pensare che la paura è uno stato naturale. La proviamo quando il nostro cervello ci segnala un pericolo. Pericolo che siamo in grado di affrontare. 

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