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Nel centro del focolaio del Coronavirus: la testimonianza da Casalpusterlengo

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KATIA DELON

Sono Katia ed ho 53 anni, vivo a Casalpusterlengo, uno dei 10 Comuni del Lodigiano che insieme a Codogno, luogo dove sono nata e Castiglione d’Adda sono stati individuati il centro del focolaio Lombardo del Coronavirus, paesi con nomi “complicati” ma ormai conosciuti in tutto il mondo.

Nessuno avrebbe mai immaginato che, a distanza di brevissimo tempo, anche nel Lodigiano, ci saremmo trovati a combattere proprio come nella lontana Cina, nella città di Wuhan, contagiata qualche mese prima.

Il 20 Febbraio 2020 è stata l’ultima giornata vissuta in modo normale poi, il giorno successivo, Venerdì 21 Febbraio è giunta la notizia del paziente 1 infetto ricoverato grave all’Ospedale di Codogno e Sabato abbiamo iniziato a stare chiusi ognuno nella propria casa rinunciando a tutto quello che prima consideravamo “routine”. Da un giorno all’altro è stato necessario adattarsi ad un mondo che non ci apparteneva. La nostra società che andava a mille all’ora si è scoperta disarmata e noi abbiamo subito percepito di perdere tutte le nostre sicurezze. Così, da quel momento, tutto inizia ad apparire surreale e la vita diventa proprio un film.

Paesi fantasma, in cui non puoi né entrare né uscire con poliziotti e militari nei posti di blocco, stazioni ferroviarie ferme, negozi e bar chiusi e anche le aziende sospendono l’attività lavorativa. Tutto si ferma ed è desolazione totale.  

Strade silenziose, non si sente il via vai di macchine, camion e ci si abitua anche a questo silenzio malato. Qualunque problema ti succede non si può andare al pronto soccorso. Le ambulanze sono le uniche che sfrecciano avanti e indietro in continuazione a sirene spiegate.

Iniziano a diventare consuete parole tipo tampone, positivo, febbre, quarantena, persone contagiate e decessi. Chiunque incontri lo tieni a distanza e se prova ad avvicinarsi lo guardi con sospetto e paura. E inizi ad accorgerti che la vita cambia. La situazione è complessa da affrontare e gestire. La paura è tanta e non mancano momenti di ansia e panico nella gente ed è una sensazione indescrivibile perché si vive nell’incertezza. C’è confusione e tutti vorrebbero riappropriarsi della libertà che ci è stata privata.

Ma come sempre, davanti agli imprevisti della vita, ogni singolo individuo innesca un suo meccanismo di autodifesa che permette di reagire anche nei momenti più drammatici.

All’inizio si è scioccati, guardi nel vuoto e non hai voglia di fare niente. Poi giocoforza e ci si abitua a tutto e si cerca di essere resilienti il più possibile nella speranza che tutto rientri al più presto.

Intanto i giorni passano, i supermercati e le farmacie garantiscono il continuo servizio agli abitanti  e attraverso la comunicazione sui social, la lettura, la cucina, le passeggiate in campagna e il lavoro in smart working, si tiene impegnato il tempo per superare l’emergenza e “domani è un altro giorno”……..

Ora, a distanza di poche settimane, l’efficacia delle ferree regole e sacrifici imposti tra blocchi chiusure e coprifuoco, gli abitanti del Basso Lodigiano hanno risposto in maniera esemplare rispettando le regole, evidenziando un segnale di fiducia, in quanto i casi di contagio iniziano a diminuire, stare in casa è il bene di tutti. Non dobbiamo abbassare la guardia, le cose non si sistemeranno in breve tempo ma dovremo trovare un nuovo equilibrio far convivere le precauzioni con la tutela di tutte le attività. E’ chiaro che l’epidemia da coronavirus ha determinato un radicale cambiamento delle nostre abitudini di vita con gravi ripercussioni a livello emotivo oltre al danno per la salute della popolazione anche a quello dell’economia. Grande ammirazione e ringraziamento va fatto ai ricercatori, agli scienziati, ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e ai volontari che, ogni giorno, salvano le vite, in condizioni disagiate, mettendo in pericolo anche la loro.

Il buonsenso è la nostra salvezza. Crediamoci Italia, andrà tutto bene presto!

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