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La sospensine degli sfratti a eguito della conversione in legge dl decreto rilancio

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DARIA COLICA – VALERIA ZUCCARELLO

Con la conversione in legge del Decreto Rilancio, è stata prevista la proroga del blocco degli sfratti relativi sia agli immobili ad uso abitativo che a  quelli ad uso diverso, sino al 31 dicembre 2020, al fine di aiutare gli inquilini trovatisi in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus.

La sospensione era già in vigore dal 17 marzo 2020 per effetto del decreto ‘cura Italia’, che l’aveva prevista inizialmente  fino al 30 giugno e poi, in sede di conversione,  fino al 1.09.2020.

Ciò significa che i provvedimenti di rilascio già emessi dall’Autorità giudiziaria competente e tuttora in corso, vengono sospesi e non possono essere eseguiti e che pertanto si dovrà attendere il 31.12 per la liberazione dell’immobile oggetto di sfratto.

Nulla osta invece alla notifica di nuovi atti di intimazione di sfratto, sia per morosità che per finita locazione e nulla osta alla emissione dei provvedimenti di convalida di sfratto  o comunque delle ordinanze provvisorie di rilascio che però potranno invece essere azionati soltanto a partire dal 1° gennaio 2021.

Tale Legge, ad avviso di molti, penalizza fortemente l’economia e la categoria dei proprietari immobiliari sui quali ricadono inevitabilmente  i costi degli inadempimenti dei conduttori sia morosi che di quelli a cui è stata notificata la licenza per finita locazione, che di conseguenza, possono occupare l’immobile per tutto il corso dell’anno 2020. incondizionato, cioè non è previsto il presupposto di aver subito dei danni a causa dell’emergenza covid.

Pertanto ad usufruire del blocco potrà essere chiunque, sia chi effettivamente si sia trovato in una situazione difficile dal punto di vista lavorativo a causa della pandemia, sia coloro che hanno sempre avuto la garanzia di un’entrata sicura a fine mese.

Insomma una Legge, ad avviso della scrivente, che non prevede alcuna tutela per i proprietari immobiliari che d’altro canto possono essersi trovati essi stessi in una grave posizione lavorativa,  oppure in cassa integrazione, e con costi fissi da onerare e magari avere avuto come unico introito il canone impagato di cui non possono godere per molto tempo ancora.

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