Vigili del fuoco

Riassumendo 33 anni

Spread the love

LUCIANO BALLARIN

Oggi è l’ultimo turno di servizio, il giorno giusto per salutare colleghi e amici e per raccontarsi le tante vicende vissute insieme. Poche ore piene di emozioni che diventeranno presto ricordi indelebili. Riassumere trentatré anni di vita non è facile, come pure raccontare come sia nata la voglia d’indossare questa uniforme. Da piccolo non ero mai stato particolarmente attratto dai camion rossi, sognavo piuttosto di guidare un treno. Ma un giorno, quasi per caso tramite una mia cara zia venni a conoscenza della possibilità di fare il servizio militare nei vigili del fuoco. Ella insistette così tanto che poco dopo ero già a Roma, alle Scuole Centrali Antincendi per diventare vigile del fuoco ausiliare dell’83° corso.  Ed è in quell’anno di servizio militare che scoprii quanto era emozionante guidare un camion rosso, altro che i trenini e questo mondo affascinante dal quale non mi sarei più separato. Poi alcuni anni dopo partecipai al concorso e il primo aprile 1986 divenni Vigile del Fuoco Permanente. Da quel giorno è stato un susseguirsi di corsi di specializzazione, d’interventi e soddisfazioni. I primi indelebili anni vissuti a Gubbio, da lì in poi con due famiglie, una a casa con mia moglie e mio figlio; l’altra in caserma con tanti colleghi e nuovi amici da cui imparare questo mestiere giorno dopo giorno. Dopo un periodo ad Assisi, Foligno e Fabriano, passato caposquadra nel 2002 presi il posto a Gaifana rimanendo fino ad oggi con il ruolo di Capo Distaccamento. Questo è un mestiere che dà tante soddisfazioni ma hai modo di vedere anche tanta sofferenza, che comunque ti rimane sulla pelle.  Nel corso di questi trentatré anni gli episodi piacevoli e meno ce ne sono stati sicuramente molti, forse per una sorta di autodifesa preferisco ricordare i primi e cercare di dimenticare i secondi. Quelli che ricordo con maggior emozione spesso hanno come protagonisti bambini e animali, forse perché i più indifesi ed esposti ai tanti pericoli che ogni giorno magari sfioriamo senza renderci conto. Oppure le esperienze più impegnative e lunghe, come i recenti terremoti a L’Aquila e Norcia, o peggio il terremoto del 1997, che noi abbiamo vissuto nella duplice veste di soccorritori e vittime, soprattutto quando dovevamo andare in servizio, lasciando i familiari preoccupati in una casa scricchiolante. Questi eventi sismici in qualche modo hanno arricchito anche le mie conoscenze e professionalità, ho fatto corsi specifici e messi subito in campo, come i numerosi corsi di puntellamento o le patenti per i vari mezzi speciali di movimento terra, demolizioni e spazzaneve. Fino a pochi mesi orsono ero ancora impegnato nelle zone terremotate di Norcia e Castelluccio, dove in molte occasioni assieme ai colleghi abbiamo recuperato da sotto le macerie molti reperti storici di pregio di cui si erano perse le tracce e le speranze di rivedere. Ma lo stesso impegno e professionalità lo si mette anche per una foto o un ricordo di una persona amata che non c’è più. Forse è anche per questo che ogni giorno sentiamo l’affetto e la stima di tante persone che incontriamo, per me e i miei colleghi il riconoscimento più grande.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *