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Il Palaexpò in mostra:

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ARIELA BOZZAOTRA

“Tecniche d’evasione. Strategie sovversive e derisione del potere nell’avanguardia ungherese degli anni 60 e 70”

La mostra, a cura di Giuseppe Garrera, Jozsef Keszman, Viktoria Popovics e Sebastiano Triulzi, è promossa da Roma Capitale con Azienda Speciale Palaexpò e National Cultural Found of Hungary. E’ organizzata da ASP, Ludwig Museum- Museum of Contemporary Art di Budapest cui si deve la capillare raccolta di documenti, foto e materiali clandestini, Accademia d’Ungheria in Roma. L’esposizione è dedicata alle “Tecniche d’evasione”, cioè a tutte quelle strategie di protesta messe in atto in particolare dall’avanguardia ungherese tra gli anni 60 e 70 per eludere il potere, deriderlo e provocarlo. Attraverso 90 lavori tra fotografie, collage, sculture, performance, interventi urbani, operazioni concettuali, mail art, libri di artista, viene ripercorso l’intero repertorio di azioni clandestine e di espedienti messi in atto da un gruppo di artisti ungheresi per proclamare la propria libertà e diversità di pensiero contro la propaganda e il controllo del potere. La fervida attività di questa avanguardia consente di conoscere un’espressione vitale dell’arte contemporanea, ma soprattutto di evidenziare come sia sempre possibile esprimere il proprio dissenso dal potere, dalla propaganda e dal controllo delle coscienze da esso esercitato.

La kermesse illustra lungo 6 sezioni le “Tecniche d’evasione”: far viaggiare cartoline e spacci in Europa attraverso la posta ed eludendo la censura; l’uso di scritte sui muri o sulla neve; le manifestazioni; il sabotaggio con manifesti di propaganda o con azioni casalinghe. Il tutto testimonia lo stato di ansia cronico che il potere crea sulle persone, soprattutto se recalcitranti al controllo e alle limitazioni, motivo per cui alcuni si rifugiano nel sogno dell’arte come espressione di libertà e ribellione. Tema universale di Orwelliana memoria quello in mostra, senza limiti di tempo e spazio, espressione dell’essere umano.

  • “La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium”

Spettacolare mostra al Palaexpò a cura di Claudio Libero Pisano, promossa da Roma Capitale con Azienda Speciale Palaexpò e organizzata da quest’ultima con la fondazione culturale Carlo Rambaldi. L’attesissima kermesse svela i segreti delle creature fantastiche prodotte con gli effetti cinematografici, di cui Rambaldi è stato capostipite e maestro.  Rambaldi fu l’uomo degli effetti speciali; con lui da elementi di contesto sono diventati protagonisti dei film, tant’è che molte pellicole si sono identificate con le sue creature fantastiche: E.T., King Kong, Alien, che gli tributarono l’Oscar. Attraverso oltre 100 opere e materiali originali, alcuni dei quali inediti e provenienti dall’archivio privato di Rambaldi, viene tracciata la storia del cinema italiano e internazionale dagli anni 60 sino ad oggi, esaltando la tradizione artigianale italiana delle maestranze cinematografiche del nostro Paese. L’esposizione permette di ammirare per la I° volta la struttura interna dei “mostri” di Rambaldi, la “meccatronica” che ne consente i movimenti, nonché la produzione delle generazioni successive, il gruppo Makinarium, tra i più qualificati al mondo del settore. Lungo un percorso emozionante suddiviso in 3 sezioni al II° piano del Palaexpò viene ricostruita l’intera parabola creativa di Rambaldi, dalla sua formazione fino al culmine della sua attività. Rambaldi, ferrarese di nascita, giunse a Roma nel 1957, ove partecipò a molti film di genere horror, storico e mitologico, oltre alle pellicole di grandi maestri. Sono gli anni dei Kolossal, la cui produzione si sposta da Hollywood a Roma, negli studi di Cinecittà. Negli anni 70 Rambaldi si trasferisce a Hollywood, ove perfeziona la meccatronica, disciplina che connette la meccanica, l’elettronica e l’informatica. Le sue creature sono capolavori di ingegneria meccanica e diventano iconiche. Negli anni 90 le nuove generazioni recuperano l’eredità di Rambaldi associandola al digitale. Il gruppo Makinarium viene fondato nel 2015 da Leonardo Cruciano e Angelo Poggi come factory di creativi, tecnici e artigiani, che danno vita a effetti speciali dall’integrazione della meccanica col digitale. Nel 2016 il gruppo vinse il David di Donatello per gli effetti speciali del film “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone.

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