cronaca

I “decreti sicurezza” sono un fallimento

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Nelle ultime settimane la maggioranza parlamentare che sostiene il governo sta discutendo di come modificare i cosiddetti “decreti sicurezza”, le due note e controverse leggi approvate dallo scorso governo guidato da Giuseppe Conte in materia di immigrazione, e sostenute soprattutto dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Al momento i due principali partiti che sostengono il secondo governo Conte, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, non hanno trovato un accordo per cambiarli, e sembra che ogni decisione definitiva verrà presa dopo le delicate elezioni regionali in Emilia-Romagna.

Secondo gli esperti di immigrazione il disegno dei due decreti era unitario, sebbene discutibile dal punto di vista politico. L’obiettivo principale era ridurre drasticamente l’immigrazione via mare – «disincentivare le partenze» , in altre parole – soprattutto grazie al secondo “decreto sicurezza”: sia per gravare in misura minore sul sistema di accoglienza italiano, sia per diminuire il numero dei morti in mare, come aveva detto più volte lo stesso Salvini. Per quanto riguarda chi fosse riuscito comunque ad arrivare in Italia, l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari prevista dal primo decreto avrebbe consentito di garantire una protezione solo a chi ne aveva una reale necessità, mentre una politica più efficiente sui rimpatri avrebbe consentito di rimpatriare rapidamente chi non aveva diritto di rimanere in Italia. A quel punto il sistema di accoglienza sarebbe diventato superfluo, da qui il suo necessario depotenziamento.

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