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Decreti Sicurezza: Arriva Il No Della Corte Costituzionale

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La Consulta anticipa il Parlamento

Dopo più di un anno di svariate critiche dalla loro entrata in vigore i Decreti Sicurezza finiscono sotto la scure della Corte Costituzionale. Da tempo si invocava da più parti un deciso intervento del Legislatore che riformasse la materia abrogandoli. Come spesso avviene però, all’inerzia della politica italiana sopperisce il Giudice delle Leggi chiamato a vigilare sul rispetto dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale.

All’origine della questione

La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno. I dubbi riguardavano il divieto per i richiedenti asilo di ottenere l’iscrizione anagrafica, necessaria per l’accesso ad alcuni servizi sociali (tra cui quello all’assistenza sanitaria) e il rilascio del documento di identità e del certificato di residenza. Nella stessa giurisprudenza erano emersi orientamenti contrastanti sull’applicazione della norma, considerata draconiana da diverse forze politiche. Si lamentava, in particolare, un’inaccettabile discriminazione a danno di immigrati regolarmente muniti di permesso di soggiorno.

La decisione della Corte  – Il Palazzo della Consulta, dopo un attento esame, ha dichiarato l’incostituzionalità della norma per violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Secondo i Giudici Costituzionali il divieto è “irragionevole”, perché crea un’ingiustificata disparità di trattamento, e viziato da “irrazionalità intrinseca”, perché non coerente con le finalità di controllo del territorio dichiarate dallo stesso decreto. È invece giudicato legittimo sul piano formale e procedurale il contestato uso del decreto legge per regolare la materia.

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