cronacaUnione Europea

Ue e migranti, tutti gli scogli della non-riforma

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ilsole24ore.com

Se l’intenzione era di «superare Dublino», la delusione è legittima. Lo scorso 23 settembre la Commissione europea ha presentato il suo patto sulla migrazione e l’asilo, un pacchetto di nove strumenti (anche) legislativi per traghettare la Ue verso un sistema più equo di distribuzione dei flussi migratori. Le regole attuali impongono al paese di primo arrivo di gestire la domanda d’asilo, scaricando su destinazioni come Italia, Grecia e Spagna tutte le responsabilità dell’accoglienza.

La riforma si incardina sui pilastri di maggiore collaborazione con i paesi di provenienza, controllo delle frontiere e la novità più dirompente del caso: l’introduzione di «rimpatri sponsorizzati» in alternativa ai ricollocamenti. In breve, tutti gli stati membri sono obbligati ad aiutare i paesi sottoposti a un’eccessiva pressione migratoria, ma possono decidere se farlo accogliendo una quota dei migranti o, appunto, sponsorizzando i rimpatri entro un periodo di otto mesi. Il che non equivale solo a finanziare il ritorno dei migranti, ma a gestirlo direttamente e – dettaglio inedito – dal paese che si sta aiutando. Spieghiamo tutto nella nostra Bussola.

Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, ha spiegato che il pacchetto ha «cancellato» un regolamento vecchio, vacillante sotto la crisi del 2015 e del tutto inadatto alla Ue attuale. Gli entusiasmi, però, sembrano confinati a palazzo Berlaymont.

La riforma si incardina sui pilastri di maggiore collaborazione con i paesi di provenienza, controllo delle frontiere e la novità più dirompente del caso: l’introduzione di «rimpatri sponsorizzati» in alternativa ai ricollocamenti. In breve, tutti gli stati membri sono obbligati ad aiutare i paesi sottoposti a un’eccessiva pressione migratoria, ma possono decidere se farlo accogliendo una quota dei migranti o, appunto, sponsorizzando i rimpatri entro un periodo di otto mesi. Il che non equivale solo a finanziare il ritorno dei migranti, ma a gestirlo direttamente e – dettaglio inedito – dal paese che si sta aiutando. Spieghiamo tutto nella nostra Bussola.
Il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, ha spiegato che il pacchetto ha «cancellato» un regolamento vecchio, vacillante sotto la crisi del 2015 e del tutto inadatto alla Ue attuale. Gli entusiasmi, però, sembrano confinati a palazzo Berlaymont.
Prima di tutto, la proposta è riuscita a scontentare in maniera trasversale l’Eurocamera. In un dibattito della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, i deputati si sono domandati se il patto possa «cambiare realmente» la situazione, criticando l’accordo da diverse angolature.

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