Il silenzio
GIUSEPPE ROTUNDO
Il silenzio è l’inizio di ogni dire. La pausa sacra nel flusso costante dei nostri pensieri e delle nostre parole. Uno spazio sempre in minoranza nel mondo dei continui rumori di fondo, delle suggestioni sonore e delle tentazioni verbali. Si dice sia d’oro per quanto sia prezioso. L’oro in economia è un bene rifugio che alza il suo prezzo quando i mercati sono in turbolenza. Il silenzio è merce rara quando è la turbolenza delle parole e dei rumori a prevalere. Non per nulla lo si ritrova nel rifugio o nell’eremo. Alture dove le acque impetuose della vita quotidiana faticano ad arrivare. Noi tutti viviamo in ambienti rumorosi. Dal suono della sveglia al mattino, passando per i clacson delle auto, allo squillo del cellulare, alle radio e alla TV. Non c’è attimo delle nostre giornate che non sia pervaso da qualche fonte di rumore. E come se non bastasse non esistono solo i rumori del mondo fuori. Spesso emergono rumori anche dal nostro mondo interiore. Quando otteniamo tregua dai suoni esterni è il turbinio dei nostri pensieri che inizia a proliferare. Insomma il silenzio sembra essere diventato il bene più prezioso e le tecniche o i luoghi per raggiungerlo sembrano sempre più ricercati. Talvolta basterebbe cambiare piccole semplici abitudini. Senza necessariamente doversi rinchiudere in un eremo. Basterebbe comprendere che i suoni hanno di per sé una caratteristica neutra. Siamo noi che facendo loro da filtro li trasformiamo in rumore. Dobbiamo imparare a dimorare nel silenzio. A costruirci delle piccole pause quotidiane che spesso hanno una importanza chiarificatrice anche rispetto alle nostre azioni o alle nostre decisioni. Una poesia di Carl Sandburg recita: “Digli di stare spesso da solo e di scoprire se stesso/digli che la solitudine è creativa se lui sarà forte/e che le decisioni finali si prendono in stanze silenziose.”