Attualità

Slash Worker

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GIUSEPPE ROTUNDO

A chi non è capitato di conoscere gente nuova? Ad una cena fra amici o al parco. In qualsiasi contesto sociale alla stretta di mano e al nome segue quasi sempre la domanda: “e tu di cosa ti occupi/che lavoro fai”? Come se quello che facciamo, il lavoro che svolgiamo fosse esso stesso un prolungamento della nostra identità. “Faccio l’avvocato, il medico, l’ingegnere, il fotografo, ecc.” Intere giornate di intere vite dedicate alla stessa professione. Un mestiere iniziato in gioventù, magari con tanto di duro praticantato e che ci accompagnava fino alla vecchiaia. Non ci si stupisca più di tanto se oggi a quella stessa domanda la risposta potrebbe non essere univoca. “Faccio lo psicologo ma mi occupo anche di coaching aziendale”. “Sono architetto ma sono anche digital strategist”. E così via. Li chiamano slash workers o accumulatori di competenze. Quel fattore identitario di un lavoro che ci definisce per una vita intera si va progressivamente frammentando insieme alle nostre identità, sempre più condivise, sempre più in balia dell’instabilità degli scenari economici in cui si inseriscono e conseguentemente della vita che ne segue. Accumulatori di competenze che spesso però diventano, in maniera strategica, ulteriori possibilità per ricollocarsi sul mercato del lavoro. Spesso è una crisi aziendale che impone di rispolverare una vecchia passione che diventa un prossimo nuovo lavoro. Le occasioni di formazione ormai non mancano di certo. Certificate o no, le competenze possono essere acquisite. Con passione e buona volontà ci si può sempre formare su una disciplina. In un percorso di apprendimento continuo. Sono sempre di più i corsi, a volte anche a titolo gratuito, che permettono di irrobustirsi dal punto di vista professionale. E quando poi coincidono passione e lavoro…allora lì siamo in zona felicità.

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