Editoriale

Splash…Un tuffo nell’entusiasmo!

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VALENTINA TACCHI

Gli antichi greci ci hanno donato una parola: “entusiasmo”. All’interno la magia del suo significato in quello stato di esaltazione, tale da rendere una persona “folle”. La follia era considerata un dono degli dei che riusciva a far raggiungere anche uno stato di delirio creativo e di piacere.

Così l’entusiasmo si incontra, soprattutto tra i classici fino al Medioevo, nel poeta ispirato dalla sua musa, spinto da una energia sacra fino all’estasi, mentre nel Rinascimento è un “eroico furore”.  Regna l’entusiasmo religioso, segnato dalla presenza di Dio dentro di sé.

Dal 1600 l’entusiasmo si spegne, considerato un fuoco fatuo abbagliante che quando passa mostra l’assenza di una vera conoscenza. L’interesse della religione è così la sua prevenzione.

Se moderato dalla ragione per Kant produce comunque effetti benefici, per superare molte difficoltà ma se l’entusiasmo ha caratterizzato l’età dei cavalieri ora la fredda ragione deve intervenire a moderarlo. Ecco i primi paletti.

Così anche nella filosofia romantica l’entusiasmo è visto come quella parte ancestrale dell’irrazionalità umana che, se anche la ragione in parte lo regola non lo annulla. La ragione è follia regolata, l’entusiasmo è eccesso passionale sfuggito alla ragione.

Ritorna sempre il concetto di entusiasmo e di follia non più come dono degli dei ma come qualcosa che va gestito.

Eccoci ai nostri tempi. Nella società prevalgono più altre parole come la competizione che provoca stress, la soggezioneche causa la paura, la confusione che porta al disorientamento, l’aggressività e la freddezza che spengono la dolcezza e….l’entusiasmo! Per calmare tutto si preferisce la distrazione.

Come possiamo tornare a sentire la forza di quell’entusiasmo che ci accende e ci rende vivi? Quello stato di follia che non viene giudicato, anzi, ci rende creativi e ci eleva?

La musica fa da colonna sonora alla società, riflette le difficoltà della nostra epoca e le sigla. Una ballata malinconica “Splash di Colapesce Dimartino”  echeggia dal palco di Sanremo 2023 nelle radio. Si preferisce lavorare per non pensare, non si è soddisfatti ma non si riesce ad evitare per colpa delle aspettative generali. Così il protagonista del brano si riempie di cose da fare per evitare quella che, in realtà, è la vita vera. “Io lavoro per non stare con te/preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare”. Vorrei svegliarmi più tardi al mattino, cambiare vita, baciarti nel grano in Sudamerica/ ma l’entusiasmo poi se ne va… Ecco un tuffo liberatorio finale nella distesa d’acqua. Si sceglie di farlo in solitudine anche per paura di soffrire ed allora questa sera mi nascondo.

Durante un bellissimo incontro di formazione, mi ha colpita una domanda: Siete stati mai “amati incondizionatamente” da qualcuno ed in modo profondo? Conoscete quella sensazione che permette anche a voi di lasciarvi andare ad amare?

Solo allora si avrà la chiave dell’entusiasmo, in quell’incastro dove ci si eleva, donandosi reciprocamente. Un’apertura che quando si prova, porta all’incontro del vero senso della vita, in un piacere che cresce per l’altro.

Ci si sente veramente amati ed ecco la fiducia che arriva insieme all’entusiasmo come dono di Dio!

Scegliamo di vivere, intensamente!

“Le fatalità, il caso, le coincidenze mancate, i treni persi e nelle tasche il conto delle parole sprecate e di quelle taciute. Nel guardarsi indietro, il rimpianto può essere doloroso”. (Fabrizio Caramagna)

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