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Fisco. Meloni archivia la flat tax ma scivola sull’evasione: «No al pizzo di Stato»

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La Meloni «secchiona», come si autodefinisce parlando in collegamento video al Festival dell’economia di Trento, negli ultimi giorni ha dovuto studiare con attenzione i rilievi a raffica sulla flat tax di Bankitalia, Bruxelles e dei tecnici del Parlamento. Lo studio ha fatto maturare un frutto: l’idea nella sostanza è archiviata, se è vero che dinanzi a una delle platee economico-finanziarie più autorevoli la “tassa piatta” nemmeno è citata. L’obiettivo di legislatura, ormai, è fissato: «L’impatto del taglio del cuneo che stiamo realizzando è diverso dai precedenti e non è finito – spiega la premier -. La prima sfida è rendere questi provvedimenti strutturali e allargarli ulteriormente». Anche se poi in serata, lasciato l’abito istituzionale e ripreso, a Catania, quello da campagna elettorale, scivola sulla lotta all’evasione: «La sinistra dice che gettiamo la spugna. Mai. Ma la lotta all’evasione si fa sulle big company, sulle banche. Non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato».

Tornando a Trento. Sta ben attenta, la premier, a non mettere il cuneo in contrapposizione alla flat tax cara a Salvini. Piuttosto, Meloni inserisce la tassazione sul lavoro in un discorso che tenderebbe, nella sua visione, a smontare il salario minimo, una delle poche misure su cui sono d’accordo Pd, M5s e Azione. «Abbiamo salari da fame, il problema dell’inflazione, si dice che bisogna immaginare un salario minimo legale» ma «è meglio tagliare il cuneo che fare il salario minimo legale, che è buono sul piano filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang».

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