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Fine vita, legge con le cure palliative

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INTERRIS – Svolta, sì, ma con «cautela». Il Parlamento della diciannovesima legislatura mette a punto la sua bozza sul fine vita, per arrivare alla legge secondo le indicazioni della Corte costituzionale, ma anche – se non soprattutto – per evitare che le Regioni procedano in ordine sparso in assenza di una normativa nazionale. E a segnare la vera novità è che ai quattro criteri indicati dalla Consulta nelle sue sentenze, che fanno da linee guida per il legislatore, se ne aggiunge un quinto, che consente la non punibilità del suicidio assistito esclusivamente se il paziente è già inserito nel percorso delle cure palliative.

A trovare un punto di incontro è stato il comitato ristretto delle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato, con i relatori del ddl Ignazio Zullo di FdI e Pierantonio Zanettin di FI che hanno elaborato il testo su cui invitano alla riflessione i singoli gruppi parlamentari, prima di un approdo in commissione, i cui tempi sono ancora tutti da definire. «Cautela» è infatti la parola che ripetono entrambi i rappresentanti dei due partiti di maggioranza, ben consapevoli della delicatezza del tema che, spiegano, attraversa i partiti e interroga le coscienze.

«Abbiamo presentato uno schema preliminare sul fine vita per affermare due principi cardine: il primo, che la vita è un diritto inviolabile e indisponibile, il secondo è l’eccezionalità del ricorso al suicidio assistito», spiega Zullo. Perciò, oltre alla conferma delle «quattro condizioni riconosciute dalla Corte costituzionale», per il relatore di Fratelli d’Italia, «diventa conditio sine qua non il fatto che la persona malata e sofferente sia inserita in un percorso di cure palliative»

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