Screening per il tumore al seno, stop ai fondi per estenderlo alle donne giovani
Migliorare l’adesione delle donne allo screening per il tumore al seno ed estenderlo anche alle fasce di età 45-49 anni e 70-74 anni, come suggeriscono da tempo le linee guida europee, è una priorità per la sanità? Forse, ma nelle casse dello Stato sembra che non si trovino i soldi per farlo.
Gli emendamenti per estendere lo screening
Lo scorso 5 marzo la commissione Sanità al Senato aveva dato via libera ad alcuni emendamenti per modificare il testo del Disegno di legge sulle liste di attesa (Ddl 1241). Tra questi ci sono anche due emendamenti all’articolo 11 bis (quasi identici: l’11.0.19 testo 2 a prima firma Daniela Sbrollini di Italia Viva, e l’11.0.20 a prima firma Elena Murelli della Lega) per dare il via a un programma sperimentale di tre anni per l’estensione delle campagne di screening mammografico, finanziandolo con 6 milioni di euro l’anno per tre anni, tra il 2025 e il 2027 (per un totale di 18 milioni). A fare i conti mancava però ancora l’oste e il 19 marzo, in commissione Bilancio, è arrivato lo stop del ministero dell’Economia e delle Finanze. La sottosegretaria Sandra Savino riportava, infatti, un avviso contrario, “in quanto il fondo (FEI), utilizzato a copertura delle proposte in esame e di altre egualmente approvate, allo stato non presenta le necessarie disponibilità anche per effetto di accantonamenti precedentemente effettuati”. E la commissione Bilancio, dove il Ddl è ancora in discussione, ha espresso parere contrario agli emendamenti. Ora si attende di capire se l’esame del Ddl sarà arrestato per un nuovo giro di audizioni.