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A Gaza la guerra non si ferma, più di 200 morti in poche ore: “Si muore cercando un pacco di farina”

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“Non dimenticatevi di noi” è l’appello incessante che arriva al mondo da Gaza. Mentre tutti i riflettori sono puntati sul resto della regione e sul rischio spaventoso e sempre più concreto di un allargamento del conflitto su scala globale, nella Striscia di Gaza non si ferma la carneficina israeliana che da ottobre 2023  – secondo l’ultimo report di OCHA (aggiornato a inizio aprile 2025) – ha causato circa 60 mila i morti, oltre 115 mila i feriti; più di 2 milioni gli sfollati.

A questi numeri vanno sommate le vittime degli ultimi tre mesi, molte delle quali causate da quella che i gazawi chiamano la “trappola degli aiuti umanitari”: 430 palestinesi sono stati uccisi e più di 3.466 sono rimasti feriti dagli spari dell’esercito israeliano durante la distribuzione di farina nei centri di distribuzione degli aiuti statunitensi gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation dal 26 maggio, giorno in cui ha iniziato a operare nella Striscia di Gaza.

“I punti di distribuzione degli aiuti non sono altro che trappole mortali attentamente pianificate, utilizzate per gestire la fame e l’umiliazione nell’ambito di una sistematica politica di genocidio contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato a Fanpage.it il dottor Mahmoud Al-Hajj Ahmed che lavora come medico in una clinica nel nord della Striscia e in diversi ospedali in base alla necessità. “Questo crimine continuo, perpetrato con la copertura internazionale e un vergognoso silenzio, costituisce una flagrante violazione di tutte le leggi e le norme umanitarie – continua il medico – è necessario che la comunità internazionale e le Nazioni Unite si assumano le proprie responsabilità morali e legali intervenendo immediatamente per fermare questi massacri e fornendo un meccanismo umanitario sicuro per la distribuzione degli aiuti, soggetto alla supervisione delle Nazioni Unite e libero dalla morsa e dal controllo dell’occupazione israeliana”.

ANPAGE.IT

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