La crisi profonda dell’accesso alla salute
In Italia sta crescendo in modo allarmante la povertà sanitaria. Gli ultimi dati parlano chiaro: nell’ultimo anno è aumentato di oltre l’8% il numero di cittadini che incontrano gravi difficoltà nell’accedere alle cure mediche. Questo non è solo un dato statistico, ma il sintomo evidente di una crisi profonda che riguarda l’accesso alla salute, la tenuta del nostro Sistema Sanitario Nazionale e la sua capacità di garantire il diritto alle cure a tutti, senza distinzioni.
La spesa sanitaria complessiva delle famiglie ha raggiunto i 23,64 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, però, la quota coperta dal Servizio Sanitario Nazionale è diminuita, spostando un peso crescente sulle spalle dei cittadini. Oggi le famiglie si fanno carico del 45% della spesa sanitaria complessiva, pari a un esborso aggiuntivo di 731 milioni di euro, un aumento del 7,4%.
In altre parole, curarsi sta diventando sempre più un lusso. A rendere ancora più drammatica la situazione sono i dati emersi dal settimo rapporto della Fondazione Gimbe e dalle analisi dell’Istat: oltre 1 milione e 300 mila bambini vivono in condizioni di povertà assoluta e, per questo, non possono accedere alle cure mediche necessarie. Complessivamente, sono 4,5 milioni gli italiani costretti a rinunciare alle prestazioni sanitarie, perché non possono permettersele.
Si sta delineando così un sistema che, anziché rafforzare la sanità pubblica, tende a favorire quella privata, accessibile solo a chi ha maggiori risorse economiche. Le strutture private, infatti, offrono tempi più rapidi ma a costi proibitivi per molte famiglie. Di fronte a un Servizio Sanitario Nazionale che arranca, il rischio è quello di trasformare un diritto universale in un privilegio per pochi.

