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Jacovitti: coscienza CONTRO

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ANDREA OLIVA

“Io sono sempre stato censurato… Quando stavo con IL GIORNO (testata dell’ENI voluta da Enrico Mattei – N. d.R.), non potevo toccare l’industria di Stato; quando stavo con LINUS non potevo toccare i comunisti; quando stavo con… come si chiama… non potevo toccare i privati; quando stavo con i cattolici (de IL GIORNALINO di Edizioni Paoline), non potevo parlare di sesso…” 

Sono le parole di Benito Jacovitti, a raccontare la sua parabola artistica di uomo contro la miopia degli ideologi. Jacovitti era un liberale anarchico, per sua stessa ammissione; definizione compiuta e precisa, densa di significato. A LINUS arriva grazie all’intelligenza di Oreste Del Buono, l’allora direttore, che lo invita ad essere un tantino prudente con la sinistra. Jacovitti era quel tipo di artista che certi inviti non se li faceva ripetere; se ne esce, quasi in un “Ah, sì?”, con una vignetta spettacolare: Linus stringe una coperta non più azzurra, ma rossa, con sopra falce e martello… I lettori lo insultano; i soliti “telefonisti anonimi” lo minacciano di morte… Come poter fare di meglio per colpire quel conformismo di sinistra che sarà il seme malato, pronto a germogliare nella rovinosa fine dell’utopia?… Perché, sempre, il dramma dell’assurdo, del fanatismo d’appartenenza, è tracciato nei segni minimi, che sono i più gravi sintomi del dopo…

Benito Jacovitti è un talento illuminato, dissacrante e lucidissimo. Con le testate cattoliche pubblica fin da giovane, ma non si riconosce mai nel fascismo. Questa coerenza sembra premiarlo: lui è del ’23, si chiama Benito, è adulto negli anni del disastro, ma non si piega; muove con prudenza, come uno scacchista, però non sceglie il qualunquismo.

L’editoria cattolica lo premia, fino a quando, con gli anni Settanta, arriva la libertà sessuale senza se e senza ma… E’ un altro estremismo da colpire, ma Jacovitti parte a razzo solo dopo essere stato stuzzicato proprio dai cattolici che lo invitano a non aprirsi all’argomento sesso… Con Marcello Marchesi ai testi, ecco uno Jacovitti in stato di grazia nel suo KAMASULTRA. E’ talmente spiritoso, talmente allegro, talmente giocoso, che riesce a far ridere anche se gli echi dei disegni richiamano, senza equivoci, fantasie molto carnali. Solo un grande artista, illuminato da una vena comica che davvero non ha eguali, può disegnare per allusioni e sottintesi, evitando, con maestria, di riuscire stucchevole, scandaloso o, addirittura, osceno.

Jacovitti è il più “costituzionale” dei vignettisti: l’equilibrio della Carta, il meglio di ogni linea politica, senza indulgere negli eccessi di ciascuna parte… E’ quello che hanno lasciato in eredità i Padri fondatori; Jacovitti era lo spirito di questo dettato: più metti briglie, più scalpito, perché l’illuminismo è nel libero pensiero, senza nessun padrone… Non diciamo della sua immensità d’artista, talmente evidente che il sottolinearla sembra banale… Amiamo, invece, insistere sul valore dell’intellettuale colto, graffiante, ma elegante di un grottesco sovrabbondante, com’è grottesca tutta l’ottusità rassicurante dei mediocri e dei potenti da nomenclatura, che non gli perdonavano l’intelligenza e, proprio per questo, l’importanza di chiamarsi Benito… Jacovitti si è spento improvvisamente, a settantaquattro anni. Lo ha fatto con asciutta eleganza, da buon molisano: senza fronzoli, senza chiasso. Col suo immancabile sigaro, è uscito sorridendo a guardare il mondo, come faceva sempre… e non è più tornato…

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