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Carta di GIORNALE – Pregiudizio virale

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ANDREA OLIVA

Il verso “Napoletani colerosi terremotati”, che campeggia in una canzone razzista, allude all’epidemia di quel male che investì Napoli durante il settennato alla presidenza della Repubblica di Giovanni Leone, il quale, tra vari scongiuri, fece visita ai pazienti. Questo sentimento razzista rimbalza da un confine all’altro: prima l’Italia è contro la Cina degli untori, con episodi troppo poco edificanti per la semplice cronaca…

Poi è la volta dell’Europa contro l’Italia, giudicata il Paese da bandire per i molti contagi censiti, salva la verità dei fatti che s’incarica di smentire tutti.  Adesso che anche l’estero si scopre infetto, nonostante l’Italia, la polemica si chiude da sola. Diremo brevemente del cattivo servizio di cui è capace una parte dei mass-media, che prima grida al complotto epidemico, poi sminuisce e invita alla calma… Diremo appena di più delle incombenti frotte di economisti, di presidenti delle squadre di calcio, di opinionisti e di “varia umanità”…

Questo esercito di “saggi” (gli stessi, sempre) lamenta eccessiva cautela, in nome della crescita (ma non siamo in fase di “decrescita felice” da svariati anni, ormai?), sollevandosi in difesa del diritto allo sport e alla libera circolazione di capitali, uomini e mezzi… Avessero studiato di più, a scuola, ‘sti “saggi” ricorderebbero il falso razionalista don Ferrante dell’arte manzoniana, il quale negava il male. La domanda vera è: come possono convincerci a spendere, a non modificare le nostre abitudini di vita e a correre rischi, se no blocchiamo la crescita, lo sviluppo e la pubertà al PIL, poverino? Risposta: via internet costa meno.

“Chissenefrega” se sul mercato on-line, sicuro e molto lucroso per chi specula, l’Amuchina arriva a costare ben trentacinque “pallette”. Soprattutto, “chissenefrega” se il “piglia, incarta e porta a casa il pacco” digitale ti manda a gambe all’aria i negozi ancor più che la paura del Coronavirus, e allora sì: addio PIL.

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