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Mary Stuart, la regina romantica e dimenticata nata 480 anni fa

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ACCADDE OGGI – MICHELA LUDOVICI

Storie di donne. Quelle vere, quelle che il tempo ha spazzato via e che la memoria storica fa tornare alla mente. Donne figlie del loro tempo e delle proprie disgrazie, come ce ne sono tante. Una di queste è Maria Stuarda, la scozzese che provò a lottare.

Mary Stuart, colei che divenne regina di Scozia ancora in fasce, alla morte del padre, re Giacomo V. Mai nome come Maria fu più azzeccato, dal momento in cui viene alla luce l’8 dicembre del 1542, in quella terra barbara e selvaggia che è la Scozia. Il suo paese a quel tempo era abitato da gente impoverita e inaridita, sempre in lotta con i ricchi e moderni vicini inglesi che seminavano terrore e discordia in una Scozia rimasta indietro. Giacomo, re fedele al cattolicesimo, morì preoccupato e lasciando in eredità una terra divisa.

Divisa come lo era la vita della piccola Mary, a cinque anni oggetto di contesa fra i sovrani d’Inghilterra e di Francia che la vogliono come moglie per i loro eredi. Sarà la Francia cattolica di Enrico II e Caterina de’ Medici ad avere la meglio, senonché la bambina viene portata di notte e per mare in terra francese, dove l’attende il suo futuro marito Francesco di appena quattro anni e mezzo. Il Delfino di Francia, tuttavia, morirà a sedici anni.

Le sfortune di Mary Stuart si susseguono, per una vita da donna sensibile ma ferma, figlia di un paese sbagliato e di un’eterna gelosia tra donne. Quando lei e Francesco si sposano, Elisabetta d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, diventa regina. Maria diventa regina di Francia appena un anno dopo e cosa troviamo ancora nel suo stemma? Il provocatorio titolo di regina Scotiae, Franciae et Angliae. Da qui, proseguirà quel contrasto tra le due donne per ben quarant’anni. Mary, cattolica, sosteneva l’illegittimità del regno di Elisabetta, mentre quest’ultima, protestante, sottolineava il fatto che l’Inghilterra riformata riconosceva il diritto alla corona alla figlia di seconde nozze di Enrico VIII.

Mary Stuart è una donna dai forti sentimenti, quegli stessi sentimenti che acutizzano i contrasti con Elisabetta. Vedova a soli diciotto anni, torna in Scozia con la voglia di riversare per le strade di Edimburgo arte, poesia, cultura, divertimenti, provenienti dall’Italia e dalla Francia. La giovane regina parla inglese, francese, italiano, conosce il latino e il greco, scrive poesie e suona.

E’ sensibile, all’epoca sinonimo di debole per una sovrana. Troppo tollerante, definizione difficile da comprendere nel nostro presente per il quale la tolleranza non è mai troppa. Mary Stuart è una pecora nera perché guarda alla pace e fra i suoi tentativi pacificatori nomina consigliere un protestante, il suo fratellastro conte di Moray.

Un segnale d’integrazione così moderno, per di più da parte di una donna, non poteva certamente venire ben visto. Ci si mette anche il calvinista John Knox, che si scaglia contro di lei definendola frivola e portavoce di un folle e mostruoso potere femminile.

Maria deve scegliere e deve vendere la sua volontà com’era richiesto ad una donna e come le era stato richiesto sin dalla nascita, così sposa il nobile inglese Henry Darnely da cui avrà un figlio, Giacomo. I dolori non accennano però a terminare per lei: l’italiano Davide Rizzio, suo segretario e secondo alcuni suo amante, viene ucciso sotto i suoi occhi.

Mary Stuart è una donna sola, segnata dalle esperienze sentimentali traumatiche, che non smette di amare e di appassionarsi. S’innamora follemente di Giacomo Hepburn conte di Botwell, unione che la porta addirittura ad acconsentire all’assassinio di suo marito da parte del suo amante. Dopo, ovviamente, i due si sposano. Lui e i suoi complici vengono assolti clamorosamente dalle accuse di omicidio durante un finto e ridicolo processo.

Senza voler giustificare questo folle gesto, l’errore di Mary fu sicuramente frutto anche della vita a cui era stata condannata come donna e come portatrice di una corona e di una responsabilità. Persino le corti cattoliche precedentemente bendisposte verso la Stuarda lanciano giudizi di disapprovazione, tanto che Elisabetta d’Inghilterra ne approfitta per chiedere a Maria di dare prova della sua onestà separandosi da suo marito.

E così, la vicenda personale diventa il capro espiatorio per sollevare dissenso, complotti e accuse contro la regina. Maria, costretta ad abdicare, fugge in Inghilterra dove Elisabetta le tende ipocritamente la mano, per poi in realtà renderla sua prigioniera per quasi vent’anni. Sorvegliata, braccata, rinchiusa, Mary spera nell’opposizione del figlio Giacomo e nei cattolici che tentano invano di organizzare complotti contro Elisabetta per liberarla.

La sfortunata e dimenticata Mary Stuart, interessante e controversa figura storica abbandonata da tutti, viene infine giustiziata nel 1587 per volere di Elisabetta. Suo figlio Giacomo si oppose solo debolmente e, sembra, a posteriori, quando Elisabetta si giustificò parlando di un tragico errore giudiziario. Francia e Spagna manifestarono dissenso, certamente, ma nessuno si opponeva mai veramente alla potente e influente Elisabetta. Anche perché Giacomo Stuart, sedici anni dopo diventerà re d’Inghilterra, proprio alla morte della Regina Vergine.

L’incredibile vicenda della regina Mary Stuart ci tocca come toccò i suoi contemporanei, increduli all’assassinio da parte dello Stato di una regina consacrata davanti a Dio. La prima prova che tutto in politica, soprattutto trattandosi di una donna, era ormai diventato possibile.

La mano del boia consacrò Maria Stuarda non alla storia, che tende ad eclissarla, ma alla musica, alla poesia, al teatro. Protagonista di versi francesi, opere e tragedie, serie tv contemporanee, la bionda, bella e fragile regina romantica, quella donna appassionata nata l’8 dicembre di 480 anni fa, è diventata una nobile figura vissuta in un paese incontaminato e pericoloso, fra nebbia e castelli.

Accadde oggi: nasce la storia di una donna, una storia iniziata in tempesta e terminata in tempesta, vittima di un’altra celebre donna.

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