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Bombe fanno strage al centro di detenzione migranti. Onu: crimine di guerra

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Almeno 53 persone, di cui 6 bambini, sono rimaste uccise nel raid aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti a Tajoura alla periferia orientale di Tripoli, in Libia. La maggior parte delle vittime proveniva dall’Africa orientale. Oltre 130 i feriti. Ismail Mohammed, uno dei portavoce della comunità dei rifugiati dal Sudan in Italia, in contatto con i sopravvissuti sudanesi, parla di cento vittime. «Molti dei feriti sono in condizioni gravissime e mancano all’appello una ottantina di migranti, per lo più gente del Sudan, molti del Darfur come me, ma anche somali, eritrei, etiopi», aggiunge.

Il governo di unità nazionale di Tripoli, riconosciuto dall’Onu e dalla comunità internazionale, accusa del raid le forze del sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Il primo ministro Fayez al Serraj in una dichiarazione ha parlato di attacco «premeditato» e «preciso» e denunciato «il crimine odioso».

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