Vigili del fuoco

LE MIE MEMORIE – Di Amerigo Proietti – ex capo reparto

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LIA ALBONICO – pubbliaCto sul n 113 del FARO – in distribuzione

Sono entrato a far parte della grande dei vigili del fuoco nel 1974 come ausiliario a giugno 1976 come permanente e dal 1976 l 1977 ho prestato servizio al Comando di Roma

Mi sono impegnato e diventato capo reparto esperto e responsabile presso la scuola di formazione operativa di Montelibretti, poi istruttore professionale, istr. Autista e istr. nautico. Ho partecipato al terremoto di Avellino, Umbria l’Aquila. Alluvione a Pescara.

I miei ricordi durante questi interventi sono quelli che ti segnano e li porti sempre dentro il tuo cuore; alcuni sono tristi perché la tua anima desiderava ardentemente che andassero a buon fine e allora ti domandi si poteva fare di più? ho sbagliato qualcosa? Poi ti accorgi che sei solo un uomo con tutti i suoi limiti e non ti resta che il pianto.

In certi interventi dove rischi la vita ed alla fine riesci a salvare quelle degli altri, ti fai prendere da una commozione indescrivibile e quando gli amici e collegi ti abbracciano e stringono la mano, ti allontani per non fare vedere che scendono le lacrime.

Ho visto accanto a me la morte tante volte ma sono sicuro che al mio fianco vi era Santa Barbara a proteggermi.

Anno 1980 chiamata sede centrale comando Roma per soccorso bambina incastrata in un montacarichi. Quel giorno ero di polisoccorso (Carro fiamma), automezzo adibito agli incidenti stradali, ferroviari

Giunti a destinazione presso un magazzino ci accompagnarono dove c’era una bambina. Ricordo ancora il suo nome, Tiziana. Aveva tentato di recuperare una pallina ma nel tentativo il braccino le era  rimasto incastrato tra il pavimento e il montacarichi.

La bambina era spaventata ma non piangeva;  ci avvicinammo scherzando per non farla impaurire e le dissi: “Adesso zio ti libera, ma se ti faccio un poco male me lo dici”.  Mi sorrise e accennò di si con il capo. Tagliammo la soglia del pavimento che imprigionava il piccolo nel montacarichi e fu libera. Fortunatamente riportò solo alcune escoriazioni e la ricompensa fu uno splendido bacio. Prima di andare via mi chiese se poteva riavere la sua palla e fu mia premura recuperarla con un complimento: “Sei stata brava!”.

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