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Ddl Calderoli. Al Senato primo sì all’autonomia differenziata. Ecco cosa cambierà

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Dai rapporti internazionali alla protezione civile, dall’energia alla tutela della salute, dalla ricerca scientifica all’ambiente e via elencando, senza dimenticare le casse di risparmio, gli aeroporti, la previdenza complementare o l’ambiente. Sono ben 20 le materie oggi di legislazione concorrente (cioè, di comune competenza di Stato centrale e Regioni) che in base al progetto di legge sull’autonomia differenziata potranno passare integralmente a carico gli enti regionali. Non solo. Anche altre tre materie oggi di competenza solo centrale – l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali- potrebbero essere decentrate se la riforma arriverà alla meta. Ecco, in sintesi, cosa c’è in ballo nel braccio di ferro in corso in Parlamento in merito alla legge Calderoli, storica “bandiera” della Lega. In sintesi una redistribuzione dei poteri, grazie a una diversa allocazione delle risorse pubbliche, da Roma verso quei territori che ne faranno richiesta.

Autonomia e fisco, cosa cambia

Il processo non è automatico: le Regioni potranno chiedere e concordare con il governo la “devoluzione” di competenze e risorse. L’autonomia differenziata prevede infatti la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio per il finanziamento dei servizi e delle funzioni di cui si chiede il trasferimento. Una sorta di regionalismo spinto e asimmetrico, a geometria variabile. E che divide il mondo politico e amministrativo a diversi livelli: c’è il Sud che teme di perdere altre opportunità, molti sindaci intimoriti da un nuovo centralismo su scala ridotta, l’eterna contrapposizione maggioranza-opposizione ma anche le diverse impostazioni dei partiti di governo. Con FdI che frena l’accelerazione della Lega e subordina l’ok all’autonomia al parallelo via libera al premierato.

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