cronaca

Dopo l’attentato a monsignor Carlassare è tempo di affrontare la questione Sud Sudan

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interris.it – urly.it/3cq74

L’amore sterminato per l’Africa e per la missione sacerdotale, questo emerge dalle parole pronunciate dal missionario e vescovo italiano, padre Christian Carlassareferito con colpi di kalashnikov alle gambe nella notte tra il 25 e il 26 aprile, nella sua diocesi di Rumbek in Sud Sudan.

Il comboniano ha immediatamente perdonato i suoi aggressori e ha voluto sottolineare tutto il buono che è presente in Sud Sudan, il più giovane Stato africano, che lo scorso gennaio ha festeggiato il decimo anniversario della consultazione elettorale che portò alla sua indipendenza dal Sudan.

Mentre proseguono le indagini sugli aggressori, il giovane presule continua a inviare segnali rassicuranti dall’ospedale di Nairobi, in Kenya, dove è stato operato. “Non smetterò di inseguire il sogno di un Paese pacificato: questo è il desiderio di tutta la Chiesa. L’Africa non è solo questo incidente”, dice in un messaggio audio postato dai Comboniani sul loro portale, con voce squillante nonostante gli interventi subiti, “tornerò a camminare e continuerò il mio servizio missionario come prima”.

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