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I grandi esploratori del passato, hanno utilizzato l’acqua come via di conoscenza, un’autostrada verso l’esplorazione di mondi nuovi, affascinanti, diversi

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FABIO SANTACATERINA E ANDREA ANGELUCCI

Ulisse ed Enea a quelli storici come Colombo e Magellano, hanno utilizzato l’acqua come via di conoscenza, un’autostrada verso l’esplorazione di mondi nuovi, affascinanti, diversi.

Siamo due amici, Fabio Santacaterina ed Andrea Angelucci, con l’interesse comune per l’archeologia e la tutela L’acqua non è solo sintesi di vita, ma anche di viaggio. I grandi esploratori del passato, da quelli mitici come del territorio.

Col Kayak e le nostre telecamere siamo partiti alla ricerca di un patrimonio perduto, cercando di riscoprirlo attraverso un modo il più possibile ad impatto zero sull’ambiente.

La nostra prima avventura ci ha portato lungo le coste laziali del golfo di Gaeta. Partiti da Roma in poco meno di due ore si arriva presso la località pontina attraversando sia l’antica via Appia che la via Flacca costruita proprio dai Romani per avere una alternativa più rapida per raggiungere la cittadina.

Il nostro percorso ha avuto inizio dalla spiaggia di Serapo proprio sotto la montagna spaccata dove si racconta che il Santo Filippo Neri abbia trovato riparo e giaciglio nel suo interno. Entrati in acqua abbiamo pagaiato col nostro Kayak puntando uno dei simboli della città Gaetana cioè l’isolotto conosciuto con il nome di “Nave di Serapo”. La leggenda narra che essa sia stata la nave dei Feaci che, dopo aver accompagnato Ulisse nella natìa Itaca, sulla vita del ritorno, venne tramutata in pietra dalla Maga Circe, ferita per aver perduto l’eroe greco.

La spiaggia di Fontania è stata la nostra seconda fermata. Nascosta dietro la “Nave di Serapo”, la caletta si presenta sabbiosa con alle spalle delle grotte. Guardando l’insenatura dal mare una grotta sul lato sinistro presenta una piccola sorgente che potrebbe spiegare l’origine del nome.

Le rovine romane lì presenti sono pertinenti sicuramente ad una grande villa romana di cui rimangono muri in opera quadrata e altre murature direttamente immersi nell’acqua, che dovevano comporre sicuramente una Peschiera come nelle analoghe strutture di torre Astura

Ripresa la navigazione ci fermiamo poche centinaia di metri dopo alla scoperta di una caletta dal nome quantomai inconsueto, la caletta “Strega Mugliera” che in dialetto gaetano significa “moglie strega”.

Il nome da subito ha destato la nostra attenzione e risalire alla sua origine non è stato affatto facile.

Dopo tre settimane di ricerche attraverso un pescatore del posto abbiamo scoperto che il nome deriva dal fatto che in quel luogo sono solite accoppiarsi nel periodo primaverile numerose “lepri di mare”. Questo mollusco della famiglia Aplysiidae conosciuto anche con il nome di “monaca di mare” o “ballerina spagnola” nell’antichità veniva considerato tossico ed addirittura mortale. Era altresì diffusa la diceria che chiunque la toccasse avrebbe perso peli e capelli e da qui deriva il nome scientifico della specie di Aplysia Depilans.

Una volta ripreso il percorso abbiamo pagaiato spinti dalla corrente che ci ha aiutato a raggiungere il nostro punto di partenza per un totale di circa tre chilometri di percorso in acqua.

Il tragitto si presenta facile senza particolari insidie se affrontato con condizioni meteo favorevoli. Seguici su Instagram per la prossima avventura: @H2Ontheroad

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