cronacaVigili del fuoco

Un gruppo di vigili del fuoco rifugiati premiati per il loro coraggio nel proteggere l’ambiente in Mauritania

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https://www.unhcr.org/ – Per l’instancabile impegno nel piantare alberi e spegnere incendi, un gruppo di vigili del fuoco appartenenti alla Mbera Fire Brigade sono stati nominati vincitori regionali per l’Africa del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR.

“Siamo volontari perché è nostro dovere [esserlo]”, sostiene Ahmedou. “Gli incendi boschivi sono i nostri predatori. Se non li soffochiamo, bruceranno gli accampamenti, le capre, l’erba”.

Ahmedou è nato e cresciuto nella regione di Timbuktu, in Mali, e a causa del conflitto ha dovuto fuggire due volte: la prima nel 1992 e la seconda nel 2012. Mentre viveva nel campo per rifugiati di Mbera, nel sud-est della Mauritania, è cresciuta in lui la preoccupazione per il numero di incendi che devastavano le foreste e i pascoli vicini.

In ansia per le ripetute devastazioni, nel 2013 si è unito a decine di altri rifugiati volontari per aiutare a spegnere gli incendi nelle aree circostanti il campo e la città di Bassikounou, nella regione di Hodh Chargui. Cinque anni dopo, con il sostegno dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e del suo partner locale SOS Desert, è stato istituito il corpo dei vigili del fuoco di Mbera.

Circa il 90% del territorio della Mauritania è desertico, il che rende il Paese particolarmente vulnerabile agli effetti della deforestazione e della siccità. Durante la stagione secca, che va da settembre a luglio, le temperature superano regolarmente i 40 gradi. In questo periodo gli incendi boschivi sono più frequenti e la squadra di volontari deve affrontare turni più lunghi – può capitare di dover lavorare anche dodici ore alla volta per diversi giorni consecutivi.

Senza un’adeguata attrezzatura antincendio e indumenti protettivi, il lavoro può essere pericoloso. Ma grazie ad anni di formazione ed esperienza, i vigili del fuoco hanno sviluppato alcune tecniche per ridurre al minimo i rischi.

Una di queste è il disboscamento di vaste aree di terreno di erba secca che consente di tagliare il percorso di un incendio in avvicinamento. Un’altra richiede più coordinamento e lavoro manuale: quando un incendio si avvicina pericolosamente a un campo, l’intera squadra viene mobilitata, insieme a molti altri rifugiati, per andare a prendere acqua e versarla intorno al campo. Quando le fiamme raggiungono le aree umide, i volontari possono spegnerle con i rami.

“Quando vediamo un incendio boschivo, l’unica cosa che abbiamo in mente è salvare e proteggere. Dobbiamo assicurarci che le persone siano al sicuro, compresi i volontari che combattono gli incendi”, spiega Ahmedou. “A volte abbiamo paura, ma siamo coraggiosi. Facciamo rumore e urliamo ‘Allahu Akbar!’ affinché ci dia la forza di combattere il fuoco”.

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