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Sindaci, assessori, carabinieri e medici: i 3.623 pregiudicati per abuso d’ufficio che con la riforma di Nordio avranno le condanne cancellate

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Il sindaco, gli assessori e i dirigenti comunali che due giorni prima delle elezioni annullarono gli avvisi di pagamento dell’Ici. Il medico del Servizio sanitario nazionale che convinse i pazienti a rivolgersi al suo studio privato. Il primo cittadino che revocò l’incarico a un dirigente “colpevole” di essersi candidato contro di lui alle elezioni. Il carabiniere che, irritato dal rifiuto delle proprie avances, per ritorsione obbligò due ragazze a farsi identificare e attendere l’arrivo di una pattuglia. Il pm che per vendetta chiese il rinvio a giudizio dell’ex della sua compagna. Sono tutti esempi reali di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio condannati in via definitiva per abuso d’ufficio, cioè per aver approfittato del proprio potere avvantaggiando o danneggiando ingiustamente qualcun altro, violando una legge o un regolamento. A raccoglierli è stata un’assegnista di ricerca dell’Università Statale di Milano, Cecilia Pagella, in un articolo pubblicato sulla rivista Sistema penale. Da domani, se la riforma della giustizia proposta dal Guardasigilli Carlo Nordio sarà approvata dal Parlamento, quelle condanne non esisteranno più: saranno cancellate con effetto retroattivo grazie all’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale. L’eliminazione dall’ordinamento di un reato, infatti – a differenza di una semplice riformulazione della norma – travolge anche le condanne passate in giudicato. Con quale effetto? Nessuno svuotacarceri, perché finire in prigione per abuso d’ufficio è quasi impossibile. Ma con la “ripulitura” della loro fedina penale, i condannati potranno usufruire di nuovo della sospensione condizionale della pena in caso di commissione di nuovi delitti, oppure evitare l’aggravamento dovuto alla recidiva. E non parliamo di numeri irrisori: nel casellario giudiziale risultano 3.623 sentenze definitive iscritte dal 1997 al 2022, una media di 140 all’anno.

IL FATTO QUOTIDIANO

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