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La sentenza. Maternità surrogata, Strasburgo dice no ai ricorsi delle coppie italiane

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Rifiutare di trascrivere automaticamente come genitore il partner di una persona che ha avuto un figlio con la gestazione surrogata (Gpa, il cosiddetto “utero in affitto”) non viola i diritti fondamentali, perché è possibile ricorrere all’adozione. A esplicitarlo è la Corte europea per i diritti umani (organismo che non ha niente a che fare con l’Ue ma che dipende dal Consiglio d’Europa). Una posizione che viene accolta positivamente dal governo italiano, che al contempo, con la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella, apre a una «sanatoria» per i figli all’interno di coppie omosessuali già in Italia.

Dalla Cedu arriva una decisione di indubbia importanza. E cioè il respingimento come inammissibili di numerosi ricorsi di coppie omosessuali (più una eterosessuale) che hanno fatto causa all’Italia accusandola di violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, e cioè il diritto alla vita privata e familiare.

Le coppie in questione hanno chiesto alle autorità italiane di registrare come secondo genitore il partner del padre biologico di un bambino avuto con gestazione surrogata all’estero, trovandosi di fronte a un rifiuto. Un rifiuto dovuto al fatto che in Italia la Gpa è esplicitamente vietata dalla legge, come ricordano i giudici della Corte europea, legge che i ricorrenti, sottolinea la Cedu, hanno ammesso di conoscere (e dunque di aver deliberatamente ignorato).

avvenire.it

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