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Il capo dell’Anticorruzione: “Sul Pnrr abolire l’abuso d’ufficio crea un danno reputazionale. Evitare la fuga dal Codice degli appalti

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Senza abuso d’ufficio soprusi non punibili”: il Csm avverte la Camera. Dal sindaco “vendicativo” al dirigente che assume la nipote: i casi (veri)

“L’abolizione dell’abuso d’ufficio lascia dei vuoti di tutela e fa venir meno la sanzione quando il funzionario pubblico opera in conflitto di interessi e in maniera non imparziale. Se tali fatti si verificano nell’uso dei fondi Pnrr, oltre al danno economico, si ha un danno reputazionale accresciuto, legato al fatto che sul loro utilizzo siamo comprensibilmente osservati con attenzione da tutti i Paesi dell’Unione europea”.

Audito dalla Commissione Bilancio della Camera sulla conversione del nuovo decreto sull’attuazione del Piano – licenziato dal Consiglio dei ministri lo scorso 26 febbraio – il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Giuseppe Busia torna a criticare l’abrogazione del reato più odiato dai sindaci, prevista dal ddl Nordio approvato al Senato e ora in discussione a Montecitorio.

La scelta della maggioranza, sottolinea Busia, “comporta una riduzione della tutela penalistica in ordine a un comportamento estremamente delicato“: quello del funzionario pubblico che viola la legge per favorire indebitamente se stesso o qualcun altro, oppure non si astiene in presenza di un interesse personale. Proprio in quest’ultimo caso, avverte il numero uno dell’Anac, “la semplice esistenza di conflitto di interesse non dichiarato e non sanzionato porta a un danno reputazionale che può essere anche più alto rispetto a quello, pur ingentissimo, economico”.

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