cronaca

Francesco, l’Europa e la pace. Il Papa in Ungheria, “sforzi creativi” per quest’oggi

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Come il Danubio dai ponti di Budapest, anche il primo discorso del Papa, venerdì in Ungheria, è inframmezzato da alcuni interrogativi, che potrebbero essere considerati altrettanti attraversamenti. Finalizzati cioè a riunire le metà slabbrate di una convivenza civile che la guerra, il «ruggire dei nazionalismi», le chiusure verso chi arriva, la sete di potere e di guadagni sta mettendo seriamente a rischio. Punti di domanda come altrettanti ponti, dunque. Alcuni chiaramente espressi, come quello che soprattutto deve inquietare le coscienze, di governanti e politici in primis, ma più in generale di ogni singolo cittadino europeo.

A proposito del conflitto che da più di un anno devasta l’Ucraina e rischia di allargarsi con conseguenze catastrofiche, chiede infatti Francesco, citando Robert Schuman: «Dove sono gli sforzi creativi di pace?». Non ci si può rassegnare «a una sorta di infantilismo bellico». La pace è uno sforzo sensato e corale, vero realismo opposto ai massacri, agli slogan e agli affari della guerra. Altri interrogativi, invece, sono più impliciti, ma non meno chiari. E si potrebbero sintetizzare così: dov’è l’Europa capace di non diventare preda di «populismi autoreferenziali»? Dov’è il continente che sa accogliere i migranti, lavorando a «vie sicure e legali» di ingresso? Dov’è l’Unione «centrata sulla persona e sui popoli», che non si trasformi «in una realtà fluida, se non gassosa», oggetto di «colonizzazioni ideologiche», come la cosiddetta cultura del gender, o di false concezioni della libertà, come «un insensato diritto all’aborto», che è invece «sempre una tragica sconfitta»?

AVVENIRE.IT

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