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La Vergogna e la rabbia

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NUNZIA FASANO

Alcuni studi del 2008, ci fanno riflettere sulla vergogna, di come questa emozione possa essere invalidante o utile. In questi studi risulta che i bambini che hanno sperimentato ripetuti vissuti di vergogna, presentano livelli di cortisolo maggiore rispetto alla media. Questo dato ci indica come la vergogna sia legata a un alto livello di stress e a difficoltà a reagire agli accadimenti. Allo stesso modo nella relazione con le figure di riferimento, se l’aspettativa di accudimento ha risposte di comportamenti  come derisione,  rifiuto, disprezzo, umiliazione e sottomissione, porta a un vissuto che svilupperà una sensibilità al sentirsi deficitario, non amabile, non adeguato. La vergogna quando si prova, entra in scena nello sparire, si distoglie lo sguardo, le mani provano a coprire, si percepisce il non essere più abitati dal sé. A volte la vergogna si cela dietro una rabbia accesa, altre una furia. Il desiderio è quello di riscatto nei confronti delle situazioni percepite come potenzialmente umilianti, si cerca di riscattarsi allontanandosi dalla vergogna, entrando nella rabbia, perché dà l’illusione di non essere più schiacciati e con una via di uscita possibile.

E’ sempre il consenso, il giudizio degli altri che unisce le due emozioni. Oggi vediamo come la vergogna, specialmente non quella utile ad un’emozione di riconoscimento sociale funzionale, ma quella sregolata che attiva un circuito dove l’altro diventa un nemico del potersi esprimere, da questo tanto si potrebbe dire e fare per la nostra società e benessere.  Nunzia Fasano 

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