Culturaeventi

La premiere del documentario “Il bianco nel blu”, al festival del cinema di Marettimo

Spread the love
GIORGIO G. BOTTARI

Martedì 18 luglio, nell’anteprima del Marettimo Italian Film Fest, è stata proiettata la premiere del documentario “Il Bianco nel Blu”, diretto dal regista Igor D’India, che racconta le ricerche effettuate dal biologo marino e National Geographic Explorer Giovanni Chimienti. Si è trattato di un vasto progetto marino in cui il team da lui coordinato, formato da scienziati subacquei e tecnici, ha individuato per la prima volta il raro corallo nero nei fondali dell’isola di Marettimo, la più occidentale e selvaggia delle isole Egadi, nel corso di tre spedizioni di ricerca svolte tra l’autunno del 2022 e la primavera del 2023.

In questa occasione Giovanni Chimienti ha incontrato la redazione de IL FARO a Marettimo, raccontandoci alcuni dettagli del successo di questa spedizione e di altri dei suoi tanti progetti di ricerca, che affianca e corrobora la sua attività di Zoologo, Biologo Marino presso l’Università di Bari.

 La prima scoperta della presenza di corallo nero a Marettimo da parte del team messo insieme da Giovanni Chimienti, nell’ambito del progetto National GeographicSea Beyond” promosso dal Gruppo Prada in partnership con la Commissione Oceanografica Intergovernativadell’Unesco, è stata fatta nell’autunno del 2022, ad oltre i 63 metri nelle profondità, al largo del Faro di Punta Libeccio. In quella campagna di ricerca il team era imbarcato su “El Merendero”, una imbarcazione nata come peschereccio e modificata per le attività di immersioni subacquee di Blu Tek Diving svolte dall’istruttore subacqueo Davide Di Franco, con cui anch’io mi ero immerso nell’isola delle Egadi più volte in passato.

Nel corso delle successive spedizioni è stata fatta l’eccezionale scoperta, nella costa occidentale di Marettimo, di una foresta di coralli neri di circa 4.000 m2 tra i 60 e i 90 metri di profondità, con immersioni tecniche oltre fino ai 70 metri e anche esplorazioni con attrezzature speciali come i ROV, veicoli sottomarini a comando remoto.

Giovanni Chimienti così ci racconta nel documentario: “Guardando le bellezze del fondale dell’isola, mi sono reso conto che tutta la ricchezza, la diversità che vedevo in immersione, non poteva essere sostenuta solo da quelli che sono gli habitat costieri a noi conosciuti. Ho quindi ipotizzato che più in profondità, da qualche parte, ci dovessero essere degli habitat ricchi, che supportassero una biodiversità elevata.

Aggiunge il ricercatore: “Il progetto è durato un anno, in cui abbiamo svolto tre campagne di ricerca; finalmente durante la terza esplorazione abbiamo ottenuto il risultato che raccontiamo in questa storia. Cercavo il bianco nel blu, cioè cercavo il corallo nero, che sott’acqua è bianco, e l’ho cercato per mesi. In questa ricerca avevo sempre quell’immagine in testa: volevo vedere a un certo punto questa chiazza bianca sul fondale, poi finalmente quando l’abbiamo trovata è stata un’emozione incredibile!”

Il corallo nero si presenta in forma arborea con rami bianchissimi, ma ha lo scheletro nero, e questo spiega l’origine del suo nome. Per fortuna, ci ha detto Giovanni, questo corallo non è sfruttato commercialmente in Sicilia, a differenza per esempio che altrove, come in Corsica, dove io stesso avevo avuto modo di vedere, qualche anno fa, piccoli oggetti realizzati con corallo nero, in forma di pesci o altro.

Oltre all’eccezionalità della scoperta, il biologo mette in evidenza ulteriori spunti di interesse, perché questa campagna di esplorazioni è stata svolto a stretto contatto con i pescatori di Marettimo. Il che porta con sé un significato cruciale ed un messaggio da trasmettere: la fauna marina ha più valore da viva anche nelle isole Egadi, e le pratiche di pesca più dannose, come quelle che entrano in contatto con i fondali, vanno abbandonate per tutelarla.

Francesca Santoro, Senior Program Officer di IOC/Unesco, che è intervenuta alla presentazione del documentario, ha parlato del coinvolgimento dei ragazzi di Marettimo: “Le nuove generazioni sono molto colpite dai problemi che riguardano l’oceano. Anche in base all’esperienza fatta con Sea Beyond finora, il tema della crisi climatica è senza dubbio quello che interessa di più i ragazzi, perché si sentono coinvolti dal timore che non ci possa essere un futuro per loro. E lo stesso vale per l’inquinamento da plastica.”

La divulgazione presso i giovani dei progetti di ricerca come quello di Giovanni Chimienti, può dunque essere utile per ricordare a noi tutti che il tema della sostenibilità, della tutela della natura, ci riguarda da vicino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *