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“Indeboliscono la lotta all’evasione”. La Corte dei Conti boccia il decreto che riduce le sanzioni e la riforma della riscossione

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Il presunto “record nella lotta all’evasione“? Dipende da rottamazioni e pace fiscale, che nulla hanno a che vedere con la capacità dell’Agenzia delle Entrate di far emergere basi imponibili e imposte non dichiarate. Gli ultimi decreti attuativi della delega fiscale varati dal governo Meloni? “Non pienamente coerenti con l’esigenza di indurre una maggiore tax compliance”. La Corte dei Conti coglie l’occasione dell’audizione sul Documento di economia e finanza per bocciare su tutta la linea le ultime mosse dell’esecutivo in materia di fisco.

Il provvedimento sulle sanzioni amministrative e penali, già criticato dagli addetti ai lavori perché rende più conveniente non pagare le imposte, secondo il presidente Guido Carlino rischia “di indebolire la deterrenza che necessariamente è chiamato ad esercitare il sistema sanzionatorio“. Perché “se da una parte appare ragionevole una attenuazione delle sanzioni amministrative, ciò deve avvenire a condizione che le stesse recuperino in effettività e tempestività“. Invece il governo si è fermato alla prima parte. Mentre la situazione sotto il profilo dell’”impiego evoluto delle tecnologie e delle banche dati” resta “insoddisfacente”, a giudizio della magistratura contabile: “Marginale risulta ancora l’utilizzazione dei dati finanziari, che non vengono utilizzati per favorire l’adempimento spontaneo, sviluppando – come pure sarebbe tecnicamente possibile – un costruttivo confronto già in sede pre-dichiarativa con i dati della fatturazione elettronica e dei corrispettivi telematici”. E si continua a non investire abbastanza nell’amministrazione fiscale, che è sotto organico e “le cui risorse andrebbero costantemente alimentate nel tempo, in modo tale da assicurare la necessaria continuità di azione nel supportare i contribuenti in sede di adempimento e di controllo sostanziale dei loro comportamenti”.

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