cronaca

Cosa c’è dietro la richiesta dei Paesi di voler costruire muri ai confini

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interris.it – urly.it/3f_f4

Non può essere presentata come il colpo di testa di qualche premier “sovranista”. Deve esserci qualcosa in più di una impuntatura ideologica se 12 Stati membri, di varia latitudine, longitudine e colore politico – Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca – chiede alla Commissione europea di finanziare “in via prioritaria” e in “modo adeguato” le barriere fisiche ai confini, definite “un’efficace misura di protezione nell’interesse dell’intera Ue” e del funzionamento dell’area Schengen. In realtà sarebbero 13 con la Slovenia, che ha affermato di condividere l’istanza e di non averla sottoscritta solo perché presidente di turno dell’UE. Siamo a quasi la metà di partner dell’Unione: tutti ottusi e ostili all’accoglienza?

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I muri non costituiscono una soluzione, vengono incontro alle paure delle popolazioni interessate dagli arrivi, tutelano le esigenze di sicurezza in modo relativo, ma non possono essere il pretesto per censure di egoismo dalle comode e incolori stanze delle istituzioni comunitarie. Costituiscono un allarme e un moto di insofferenza, mai così esteso, ma soprattutto una sollecitazione a prendere finalmente in carico, in modo unitario, la questione immigrazione. Sarebbe irresponsabile trascurarlo e proseguire nell’indifferente delega ai singoli Stati. Che a quel punto decideranno di fare sempre più per conto proprio, e a modo proprio.

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