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Tagli su stipendi e sanità: il governo costretto a fare i conti con l’inflazione

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L’inflazione costa cara al governo. E costa cara agli italiani, che rischiano tagli alla sanità e anche agli stipendi dei dipendenti pubblici. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha avviato i confronti con gli altri ministri in vista della Nadef di settembre.

Il primo problema è che il Pil rallenterà. Anzi la crescita è già quasi ferma. Poi ci saranno i vincoli del nuovo Patto di stabilità, che non aiuteranno l’esecutivo. E soprattutto c’è il peso dell’inflazione. E non solo per le pensioni da rivalutare.

Come spiega Il Sole 24 Ore, l’inflazione ha fatto bene ai saldi di finanza pubblica, gonfiando il Pil nominale su cui si calcola il peso di deficit e debito. Ma l’ha fatto a danno della spesa, che si è quasi fermata in termini nominali ed è quindi evaporata in valori reali.

Per il 2024 si prevede una spesa complessiva pari a 1.076,8 miliardi, con un taglio rispetto al 2021 del 10,4% e tagli su quasi tutte le voci di spesa. E a rimetterci potrebbero essere soprattutto la sanità e gli stipendi.

Partiamo dalla sanità. Viene prevista, per il 2024, una spesa da 132,7 miliardi: un aumento del 3,7% sul valore nominale rispetto al 2021, ma in termini reali vuol dire una riduzione dell’11,5%, considerando gli effetti dell’inflazione.

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