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Creati i primi embrioni umani sintetici con cellule staminali. Il dibattito è aperto

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Non hanno un cuore pulsante o un abbozzo di cervello, ma gli embrioni umani sintetici rivestono un ruolo fondamentale nello studio dello sviluppo embrionale post-impianto, un terreno finora in gran parte inesplorato. Questi embrioni, creati in laboratorio, offrono ai biologi dello sviluppo l’opportunità unica di esaminare la complessità dei processi cellulari e molecolari che avvengono in questa fase cruciale della vita. I clinici hanno ora la possibilità di capire meglio le cause che sono alla base dell’infertilità, i fallimenti di molte gravidanze e di chiarire l’origine di numerose patologie genetiche.

Questo straordinario risultato è stato annunciato il 14 giugno scorso dalla biologa Magdalena Żernicka-Goetz dell’Università di Cambridge e del California Institute of Technology (CALTECH) durante l’incontro annuale dell’International Society for Stem Cell Research (ISSCR) a Boston. Pochi giorni dopo, il 27 giugno, i dettagli della sua ricerca sono stati pubblicati in peer-reviwed su Nature, facendo da apripista ad altri 4 lavori scientifici sullo stesso argomento, prodotti da altrettanti team di ricerca. Il 6 settembre scorso Nature ha pubblicato un ulteriore studio sull’argomento, questa volta ad opera del team di Jacob Hanna, professore presso il Dipartimento di genetica molecolare al Weizmann Institute of Science in Israele, che ha tenuto a precisare: “l’embrione, derivato da cellule staminali, non subisce alcuna manipolazione genetica, è equivalente a un embrione di 14 giorni. E come un embrione vero e proprio, ha mostrato la presenza di cellule primordiali del sacco vitellino, della cavità amniotica, della placenta e delle cellule del corion”.

Questo non significa che si creeranno bambini in laboratorio. Il vero obiettivo di questi studi è decifrare i segreti delle prime fasi dello sviluppo embrionale umano e, in particolare, studiare a fondo le fasi cruciali che seguono al suo impianto nell’utero.

https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=116683

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