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Cartello prezzi carburanti: il Tar annulla il decreto

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Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, accogliendo il ricorso dei gestori, ha dichiarato illegittimo il decreto ministeriale del 31 marzo che obbligava ad esporre nelle stazioni di servizio il prezzo medio nazionale accanto a quello praticato. Ragioni procedurali alla base della sentenza. Il governo ricorrerà al Consiglio di Stato

Il diavolo è nelle procedure. Su queste basi il Tar del Lazio ha annullato il decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), emanato il 31 marzo, in cui si specificavano le modalità di applicazione dell’obbligo per i gestori delle stazioni di servizio di esporre dal 1° agosto il prezzo medio nazionale dei carburanti accanto a quello praticato. Tale obbligo è stato predisposto dal decreto legge del 14 gennaio, convertito in legge il 10 marzo; la norma affida appunto al Mimit il compito di metterla in pratica. La misura è stata fortemente contestata dalle associazioni dei gestori. Poiché una legge è annullabile solo dalla Corte costituzionale nel caso in cui violi la Carta fondamentale (e solo Stato e regioni possono rivolgersi alla Consulta, oltre al giudice ordinario se nel corso di un processo viene sollevata per motivi fondati la questione di legittimità), le associazioni Fegica e Figisc hanno quindi presentato un ricorso proprio sul provvedimento del Mimit. Un decreto ministeriale è un atto amministrativo e come tale può essere impugnato da chiunque davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, competente per gli atti delle entità statali.

gazzetta.it

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