Comete di Natale e fantascienza
ANDREA OLIVA
I fenomeni del cielo erano visti, spesso, quali presagi di sventura. Oggi la moda torna prepotente, perché si parla del pianeta orfano (cioè alla deriva nello spazio) noto come Nibiru, pianeta X o anche Hercolubus. Ne parlano i sumeri, ma lo cita, nel suo libro “Nei cieli”, anche il Cardinal Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa e valentissimo astronomo in quegli anni Trenta degli agonali, dei littoriali e del consenso. Così, la scienza si mescola alle suggestioni della superstizione che oggi rivendica una Terra piatta. Fortunatamente il cielo basta guardarlo, per distinguere il vero dal falso. Ha salutato la verità scientifica, l’arrivo di una bella cometa di colore verde, per la presenza di carbonio fra i gas sprigionati nella coda. E’ la coda, o chioma, a fare il fascino delle comete: il nome cometa deriva, infatti, proprio da una parola greca che significa “chioma”. La Wirtanen (dal nome del suo scopritore) torna vicino al nostro pianeta ogni cinque anni. Questa volta è passata lo scorso dicembre; era abbastanza alta sull’orizzonte da essere ben visibile anche ad occhio nudo.
Il nucleo delle comete è fatto di vari gas solidificati, oltre che di acqua ghiacciata: la coda si sviluppa per effetto del calore solare, man mano che la cometa, avvicinandosi a noi, risente dell’aumento di temperatura, fino ad accendersi, letteralmente.
La coda delle comete cambia orientamento nel corso del passaggio. Il fenomeno dipende, principalmente, dal vento solare, la radiazione dispersa nello spazio dalla nostra stella; radiazione che è composta anche di particelle elettricamente cariche: per questo il fascio dei vapori di gas ionizzato, che forma la coda, si orienta sotto l’azione del vento solare (nella figura, una rappresentazione del fenomeno, tratta da una pubblicazione dell’osservatorio astronomico di Teramo, in Abruzzo).